Mario Tortora nacque a Casamarciano, in provincia di Napoli, il 23 Dicembre 1909.

Conseguì il diploma di specialista in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Napoli nel luglio del 1939 con il massimo dei voti e la lode.

Dotato di non comuni attitudini alla ricerca scientifica, di profonda passione per lo studio, ha dato notevoli contributi alla letteratura scientifica.



Nell’estate del 1946 dette l’avvio, presso l’Università degli Studi di Napoli, ad un centro di ricerca sul fattore Rh, che nel volgere di pochi anni diventò un punto di riferimento per gli studiosi di problemi Rh; ad esso fecero capo Istituti d’ogni parte d’Italia e fu in continuo contatto con gli scienziati di tutto il mondo che si interessavano di problemi trasfusionali.

l 12 Gennaio 1948 il dottor A.S. Wiener, uno degli scopritori insieme a Landestainer del fattore Rh, premio Nobel nel 1940, scriveva di essere desideroso di conoscere il dottor M. Tortora, “autore di circa quaranta opere riguardanti i gruppi sanguigni, il fattore Rh e le trasfusioni e che ha fatto lavoro di scoperta in questi campi”.

Per primo identificò in Italia i portatori di geni rari Rz e Du

Tra il 1947 e il 1949 le sue ricerche lo condussero alla comprensione del ruolo che il fattore Rh ha nella patogenesi della MEN (malattia emolitica del neonato) ed il 13 Luglio del 1949 eseguì, per la prima volta in Italia, nella Clinica Ostetrica dell’Università di Napoli, la esanguino – trasfusione in un neonato affetto da MEN legando il suo nome alla vittoria su questa malattia.


Nel 1950 costruì e attrezzò con notevole impegno, nella Clinica Ostetrica dell’Università di Napoli, il Centro trasfusionale e la Banca del Sangue,  che funzionarono sotto la sua direzione e servirono a tutto il Sud Italia, devastato dalla guerra.

Nel 1953 presso la stessa Clinica organizzò un Centro per la diagnosi precoce del cancro dell’utero, il primo in Italia, dimostrando l’efficacia del Pap-test.

Nel Novembre 1955 fu incaricato dalla direzione della Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’Università di Sassari dove divenne professore straordinario nel Dicembre 1956 e ordinario nel Dicembre 1959.

In questa sede curò l’istituzione della Scuola di specializzazione in Clinica Ostetrica e Ginecologica, che cominciò a funzionare nell’anno accademico 1957-58.

Nel 1962 diede inizio all’Università di Ferrara dove era stato chiamato nel 1960, ad un programma a lungo termine di· screening di massa del cancro dell’utero. e della mammella, il primo in Europa, che determinò una riduzione di 53 volte la morte delle donne per neoplasie della sfera genitale.



Come Direttore del “Centro per la prevenzione del cancro ginecologico” realizzò il film “Prevenzione del cancro dell’utero e del1a mammella”, doppiato in lingua francese, inglese, spagnola e portoghese e premiato in festivals internazionali del film scientifico.


È stato autore di 170 pubblicazioni.


Ha ricevuto numerose onorificenze tra cui la Medaglia d’oro dei Benemeriti della scuola della cultura e dell’ arte del Ministero della Pubblica Istruzione; la Medaglia d’oro al Merito della Sanità; l’Ambrogino d’oro per benemerenze scientifiche; Gran Croce al Merito del Lavoro dell’Accademia italiana per lo sviluppo economico e sociale;

Croce al Merito di guerra; la Targa d’oro per i Meriti Scientifici e Clinici.



Morì il 27 Aprile 1994 nella casa paterna.

 

 

 

 

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Uomo dallo spirito sempre disponibile all’ascolto delle necessità di ciascuno e al consiglio, ha vissuto la professione di medico come un cammino con il paziente, insegnandogli la cura e l’attenzione per il proprio corpo.

Acuto interprete e sostenitore del compito affidato a Istituzioni e medici, con il suo agire ha aiutato concretamente a capir e che prevenzione significa predisposizione psicologica all’accettazione che la salute va difesa prima che si ammali.

Con questo sentimento, ha stimolato i medici a creare un rapporto di umana solidarietà con il paziente, che nasce dal primo incontro e lo accompagna fino all’aiuto nel momento del disagio in caso di malattia.

Questa è la vera prevenzione ed è proprio il modo in cui lui la intendeva.

Mi prodigo affinché questo grande esempi venga continuato,

compreso e coltivato anche e soprattutto nella medicina del nostro tempo.

 

Prof. Umberto Veronesi