Foto del Patrono di CasamarcianoClemente di Roma ebbe molta autorità nell’antichità cristiana. Dei suoi scritti è però giunta sino a noi la sola Lettera ai Corinti.
L’autore di questa lettera viene identificato sia da Origene, che da Eusebio e Girolamo, con il “collaboratore” di San Paolo, nominato nell’epistola ai Filippesi [4, 3]. Secondo Ireneo, Clemente sarebbe stato il terzo successore di Pietro sulla cattedra di Roma, nell’ordine dopo Pietro: Lino, Cleto e Clemente, ma Tertulliano afferma che Clemente fu ordinato dallo stesso Pietro. Epifanio spiega la contradizione affermando che Clemente fu sì consacrato da Pietro, ma per amore della pace venne scelto come primo successore di Pietro, Lino. La cosiddetta prima lettera di Clemente venne già utilizzata e citata nella lettera di San Policarpo, e fu evidentemente composta negli ultimi anni dell’impero di Domiziano o poco dopo. Il motivo della composizione di questa lettera ai Corinti, furono i disordini scoppiati nella comunità cristiana della città greca, dove alcuni giovani membri si erano ribellati ai presbiteri e li avevano destituiti. Clemente I papa, romano, (88-97), santo, sue reliquie, unitamente a quelle di S. Ignazio, sono nell’urna posta sotto l’altare maggiore della chiesa a lui intitolata. Il corpo vi fu riposto, nel corso di una solenne cerimonia celebrata dal pontefice, nel giugno del 1727. I suoi resti, trovati in Crimea nel 862 da S. Cirillo furono, cinque anni dopo, qua sepolti dallo stesso santo. Fino al secolo scorso si esponeva un suo braccio nella sagrestia. Il terzo succesore di san Pietro. la storia non offre materiale per scrivere la vita di questo papa che, più o meno tra l’ 88 e il 97, ha occupato la cattedra di Pietro. un’antica tradizione(attestata da san Girolamo e da sant’Ireneo) afferma che a ordinarlo prete é stato san Pietro stesso. Questa notizia é molto più verossimile della leggenda che vede in Clemente un membro della famiglia imperiale. La lettera di Clemente-se gli “Atti di san Clemente” lasciano dubbioso lo storico Severo, non si può dire la stessa cosa della sola “lettera che possediamo di lui. Lettera fondamentale, nella quale la chiesa di Roma scrive alla Chiesa di Corinto. L’importanza di questa lettera sta nella netta insistenza che essa pone sul primato della sede di Pietro. la forza di quest’affermazione risiede in ciò che Ireneo ha intensamente sottolineato: ” Clemente aveva visto gli Apostoli in persona, la loro predicazione era ancora nelle sue orecchie e la loro tradizione sotto i suoi occhi”. si presume che Clemente abbia subito il martirio, stando a quanto afferma una tradizione del IV secolo; Foto della processioneuna basilica gli é dedicata.E come si verificherà questo, fratelli carissimi? Si verificherà se la nostra intelligenza sarà salda in Dio con la fede, se cercheremo con diligenza ciò che é gradito e accetto a lui, se faremo ciò che é conforme alla sua santissima volontà, se seguiremo la via della verità, insomma se ci terremo lontani da ogni ingiustizia, perversità, avarizia, rissa, malizia e inganno. Questa é la via, fratelli carissimi, in cui troviamo la nostra salvezza, Gesù Cristo, mediatore del nostro sacrificio, difensore e aiuto della nostra debolezza. Per mezzo di lui possiamo guardare l’altezza dei cieli, per mezzo di lui contempliamo il volto purissimo e sublime di Dio, per lui sono stati aperti gli occhi del nostro cuore, per lui la nostra mente insensata e ottenebrata rifiorisce nella luce, per mezzo di lui il Padre ha voluto che noi gustassimo la conoscenza immortale. Egli, essendo l’irradiazione della gloria di Dio, é tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente é il nome che ha ereditato (cfr. Eb 1, 3-4).
Perciò, fratelli, combattiamo con tutte le forze sotto i suoi irreprensibili comandi. I grandi non possono restare senza i piccoli, né i piccoli senza i grandi. Tutti sono frammisti, di qui il vantaggio reciproco. Prendiamo ad esempio il nostro corpo. La testa senza i piedi non é nulla, come pure i piedi senza la testa. Anche le membra più piccole del nostro corpo sono necessarie e utili a tutto il corpo; anzi tutte si accordano e si sottomettono al medesimo fine, perché tutto il corpo sia saldo. Si assicuri perciò la salvezza di tutto il nostro corpo in Cristo Gesù, e ciascuno sia soggetto al suo prossimo secondo il dono della grazia che gli é stata affidata. Chi é forte si prenda cura di chi é debole, il debole rispetti il forte. Il ricco soccorra il povero, il povero lodi Dio perché gli ha dato uno che viene a colmare la sua indigenza. Il sapiente mostri la sua sapienza non con le parole ma con le opere buone; l’umile non renda testimonianza a se stesso, ma lasci che sia un altro a dargliela. Avendo da Dio tutte queste cose, dobbiamo ringraziarlo di tutto. A lui la gloria nei secoli dei secoli. Amen. Capp. 35, 1-5; 36, 1-2; 37, 1. 4-5; 38, 1-2. 4; Funk 1, 105-109)